Il paesaggio di questa parte di Almería è stato utilizzato come scenario per quarant’anni: dalla nascita di un genere come gli Spaghetti Western con Sergio Leone alla regia con “Il buono, il brutto e il cattivo” e “Per un pugno di dollari”, a produzioni modeste , come ad esempio “Come ho vinto la guerra” di Richard Lester.

Il fatto che una tale abbondanza di artisti sia concorde nella scelta di questo territorio come sfondo per le loro creazioni ci dà un’idea della sua qualità scenica. Anche l’isolamento e la mancanza di sviluppo di questa regione hanno aiutato.

L’esempio di Las Negras propone un approccio attento allo spazio pubblico; la scelta dei materiali è stata decisiva nel consolidare il lavoro all’interno della sua interazione urbana: il legno della struttura e i rivestimenti delle panche perimetrali ne favoriscono la cura, portandole a consolidarsi nel sito. Partendo da un approccio psicologico simmetrico su come vengono trattate le persone, qui lo si è applicato all’uso e alla forma del materiale come mezzo di espressione dell’oggetto.

Questa riflessione si riferisce agli elementi naturali, al rumore del mare, al materiale e alla forma degli elementi naturali, alla vegetazione, alle configurazioni geologiche, nonché alle ambientazioni interessanti.

Qui l’architetto diventa un mediatore dei valori del contesto. Forse, la risposta a tutte queste domande si potrebbe trovare in una concezione naturale del paesaggio urbano, formalmente spontanea e ampiamente influenzata dalla sua natura scientifica: processi, gerarchie e materialità naturali.

La realizzazione

Il lavoro è stato eseguito in tre fasi; per primo il fronte mare meridionale, la parte che contiene il “sipario” in legno. Questo elemento è servito a ricostituire il fronte urbano, è concepito come un elemento di connessione, si trova a metà strada tra ciò che è naturale e ciò che è costruito, definisce un limite, leggero, costituito da pezzi di legno molto delicati che hanno dato fragilità all’opera, e questa fragilità è precisamente la base di un trattamento delicato: l’abitudine di progettare elementi prefabbricati anti-vandalismo nel campo dello spazio pubblico, era qualcosa che è stato respinto dal primo momento e questa posizione, basata sul l’uso di materiali fragili, ha avuto molto successo, poiché ha portato ad una nuova forma di interazione.

Il “sipario” è servito ad una moltitudine di utilizzi: la vendita di prodotti artigianali, la proiezione di cicli cinematografici, lo sfondo per svariate fotografie di matrimoni… Inizialmente nato come supporto, attualmente questo concetto aperto alla creatività è stato confermato, così come le sue proprietà acustiche: una struttura che cattura il rumore del mare grazie ad elementi semi-cilindrici e che genera intimità acustica, oltre che visiva.

La seconda fase ha riguardato la risoluzione del viale centrale della città, con un progetto molto semplice: una serie di panchine che giocano formalmente con i profili delle case di “Cala Espuma”, un progetto di piccole case vacanza realizzato negli anni ’70. Le panchine completano il progetto unendo due fronti un tempo separati. In questa parte della realizzazione lavorano con sistemi di casseforme inclinate e perforazioni piuttosto espressive sui muri di cemento, che hanno alleggerito un lavoro molto pensante a livello infrastrutturale. Questa zona si apre nella sua parte inferiore alla “Plaza aperta al mare” grazie ad una grande scala-anfiteatro, che articola le varie parti del lungomare.

La terza fase, quella che copre il lungomare della città vecchia, ha portato a consolidare la pavimentazione con i materiali già a disposizione e a ricreare i muri di sostegno poiché gli originali erano completamente distrutti. A parte le pendenze del terreno, che sono molto partiolari e hanno molto rallentato la stesura del progetto esecutivo a causa di una moltitudine di orditi, il lungomare è stato risolto con singolo elemento, una panchina che si sviluppa longitudinalmente e dialoga con il contesto, praticamente riproducendo il “profilo tipico” di un parco.

Questo elemento, “che riproduce una vibrazione”, è costituito da una singola sezione di legno che si adatta all’intero profilo e che viene lasciato “con la barba lunga”, con l’espressività tipica del lavoro artigianale, senza disegnarne la finitura: senza dubbi, si tratta della zona più invitante e probabilmente di maggior successo dell’intera opera.

Dettagli progetto

Progettazione: Jesús Torres García
Luogo: Nijar, provincia di Almeria, Spagna
Tipologia: lungomare
Realizzazione: 2011-2013
Collaboratori: Silvia Cama, Barbara Costantino, Laura González Romero, Sara Pavón, Alba Márquez, Alba del Castillo
Cliente: Consejería de Turismo, Comercio y Deporte de la Junta de Andalucía
Geometra: Juan Diego Guarderas García
Appaltatore: Grucal Andalucía S.A. / Juan José Viciana
Lavorazione del legno: Bédarmadera / Jesús Fernández Collado

Jesús Torres García

Jesús Torres García

Fondato nel 2007, lo studio Jesús Torres García è nato sul lungomare di Las Negras in Almeria, nel parco naturale di Cabo De Gata  un luogo riconosciuto nel cinema e nei film occidentali di Sergio Leone. Inizialmente l’attività dello studio ha riguardato principalmente l’Architettura del Paesaggio, per poi concentrarsi su progetti di Architettura e l’elaborazione di programmi culturali.