COVID-19, Rigenerazione Urbana Sostenibile e Alberi

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Le Sfide del Futuro

È stato più volte detto che le città devono affrontare sfide importanti per la qualità della vita e per la gamma di opportunità che gli ambienti urbani possono offrire ai loro residenti e non c’è alcun dubbio che le città e le aree metropolitane sono, e saranno sempre più, i motori della crescita economica e ospitano la maggior parte dei posti di lavoro. Svolgono, inoltre, un ruolo chiave nella creazione di nuove idee, come centri di innovazione ed economia della conoscenza. Allo stesso tempo ci pongono tutta una serie di problemi ambientali determinati dall’inquinamento, dalle isole di calore urbano e devono affrontare le difficoltà causate dalla coesione sociale, dalla gentrificazione, ecc.

A questo proposito, pare che la nuova retorica urbana del politico, dei media e, purtroppo, anche di alcune riviste specializzate, non riesca a capire pienamente la realtà della nuova ‘urbanistica’ e ciò è piuttosto grave, poiché non si percepisce appieno il fatto che molte delle nostre città sono in un punto nel ciclo urbano di vita del sistema in cui c’è un veloce spostamento da un’economia industriale a un’economia post-industriale e, quindi, sono al di là della fase di maturità stabile e stanno entrando in un ciclo di declino. Declino che potrebbe essere addirittura accentuato dall’epidemia di COVID-19.

La pandemia globale ci ha, infatti, messi di fronte a tutti i nostri errori e una volta che essa sarà risolta e l’economia comincerà a rimettersi in moto, ci sarà anche da ricostruire e rigenerare le aree urbane dove si concentrerà, nel prossimo ventennio, oltre il 70% della popolazione, con ondate d’inurbamento alle quali dovremo essere in grado di far fronte, non solo in termini di offerta abitativa, ma anche di offerta ambientale.

Per decenni abbiamo urbanizzato enormi superfici come se non ci fosse un domani. Abbiamo continuato a consumare suolo come se questo fosse una risorsa inesauribile. Pensando solo all’oggi e non, appunto, al domani e, spesso, senza trarre alcun insegnamento dagli errori del passato. Abbiamo totalmente omesso il principio della sostenibilità, cioè “garantire alle generazioni presenti di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Bridge Park – Michael Van Valkenburgh Associates – Brooklyn, New York, USA – 2009-2011

Come se al ristorante avessimo mangiato di tutto senza pensare che poi ci sarebbe stato un conto da pagare, non solo economico, ma anche per la nostra salute. Ma, soprattutto, senza pensare che anche quelli dopo di noi avrebbero avuto bisogno di “mangiare” e avrebbero trovato la dispensa vuota.

Adesso non abbiamo più tempo, dobbiamo rigenerare le nostre città, dobbiamo impedire un ulteriore consumo del suolo, dobbiamo ridurre l’inquinamento dell’aria e delle acque. E lo possiamo fase solo attraverso un processo di rigenerazione che non può che rifarsi ai 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile.

Si possono individuare tre principali sfide per la rigenerazione urbana sostenibile:

  • ambientale (cambiamento climatico, emissioni di carbonio e uso delle risorse),
  • sociale (disuguaglianza, coesione e salute)
  • istituzionale (governance, intesa come l’insieme dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il governo di una società, di un’istituzione, di un fenomeno collettivo).

Soprattutto la realtà dei cambiamenti climatici presenta e presenterà sfide particolari per le città. Allagamenti, ondate di calore, siccità e altri eventi estremi hanno un impatto fisico sulle città e sulle infrastrutture urbane e, di conseguenza, sulla salute e la mortalità delle popolazioni urbane (si pensi ai 4 milioni di morti all’anno nel mondo direttamente o indirettamente legati all’inquinamento). Questi eventi possono anche avere un impatto indiretto sulle comunità e sulle economie urbane attraverso il deterioramento delle risorse chiave e la creazione di incertezza sul futuro che, insieme, intaccano la fiducia negli investimenti sia nel capitale sociale che in quello finanziario e possono portare a disuguaglianze socioeconomiche.

Bridge Park – Michael Van Valkenburgh Associates – Brooklyn, New York, USA – 2009-2011

Ridurre le Disuguaglianze

Le disuguaglianze socioeconomiche dovrebbero anche essere viste come una grande sfida per la rigenerazione urbana sostenibile poiché, in un contesto globale, la competizione crescente per le risorse può combinarsi con gli effetti dei cambiamenti climatici e avere un impatto sproporzionato sulle fasce sociali più basse e più vulnerabili. Se questo è già conclamato in certe aree del nostro pianeta, ciò non è meno vero in Italia dove le disuguaglianze si stanno intensificando a causa di una serie di fenomeni demografici ed economici, in particolare l’invecchiamento (con molti anziani che sono meno in grado di far fronte agli impatti ambientali), l’aumento della diversità etnica e del numero di persone che vivono in povertà e/o esclusione sociale.

Sappiamo che gli spazi pubblici, e soprattutto le aree verdi, svolgono un ruolo importante nel modellare il modo in cui individui e famiglie vivono le loro comunità e i loro quartieri. Sono quindi gli elementi chiave del benessere individuale e sociale che si intersecano con la vita collettiva di una comunità, evidenziano diverse espressioni di ricchezza naturale e culturale comune e fondano quello che chiamiamo senso di identità o senso di appartenenza. Le comunità interagiscono infatti con i luoghi in molti modi, e questo viene attivato attraverso uno strumento di sviluppo della comunità chiamato “Placemaking”, cioè un approccio poliedrico alla pianificazione, progettazione e gestione degli spazi pubblici al fine di capitalizzare i beni, l’ispirazione e il potenziale di una comunità locale, con l’intenzione di creare spazi pubblici che promuovano la salute, la felicità e il benessere delle persone.

Esterni di un’area commerciale – Medellín, Colombia – © Francesco Ferrini

Questo perché gli spazi verdi urbani intesi come insieme di parchi, foreste urbane, giardini di quartiere e strade alberate spesso non sono ugualmente disponibili per tutti. Accade con frequenza che le classi socialmente più deboli non sempre hanno accesso a un verde di qualità in grado di migliorare la qualità della vita. Per questo è importante conoscere il nesso tra natura urbana, equità sociale e salute in relazione a fattori quali reddito, età, razza e status socioeconomico.

Alcuni progetti sono stati realizzati per capire chi maggiormente beneficia dello spazio verde e, cosa più importante, chi invece no. E se si perdono aree verdi, i quartieri interessati sono colpiti in modo equivalente oppure alcuni lo sono in modo sproporzionatamente negativo?

Per esplorare questo argomento, alcuni studi si sono concentrati su questioni emergenti nell’ecologia urbana e hanno collegato diversi tipi di spazi verdi urbani e salute umana. Quello che emerge è che i parchi e altri spazi verdi pubblici sono spesso meno disponibili e/o hanno una qualità progettuale e una condizione manutentiva peggiore nei quartieri con uno stato socioeconomico inferiore o un’alta percentuale di residenti provenienti da altri paesi o, comunque, in condizioni sociali più disagiate.

Green Belt, Gilles Clement & Coloco – Tripoli, Libia – 2006-2011

Gli studi evidenziano, infatti, una disuguaglianza sociale nell’accesso ad aree verdi di buona qualità e una minore quantità di benefici per i residenti, tanto che un accesso iniquo allo spazio verde può essere correlato a disparità nella salute cardiovascolare, a patologie più o meno direttamente legate agli eccessi termici, all’obesità e al disagio psicologico.

Green Belt, Gilles Clement & Coloco – Tripoli, Libia – 2006-2011

Dall’altro lato alcune ricerche hanno rilevato che la creazione di nuovi spazi verdi, aumentando i valori delle proprietà e il costo della vita, può suscitare preoccupazioni in merito alla gentrificazione, cioè la trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni e ripercussioni sulle problematiche sociali che ne possono derivare.

Dobbiamo perciò porci delle domande, poiché se sappiamo che il “verde” fa bene alla salute esso può anche avere come conseguenza la gentrificazione:

  • Le aree verdi producono benefici veramente per tutti?
  • Il processo di “gentrificazione verde” potrebbe causare risultati sulla salute migliori per alcuni e peggiori per altri?

È perciò essenziale per una equità sociale urbana e per un miglioramento della salute per tutti una collaborazione più stretta fra coloro che si occupano di sanità pubblica e le scienze sociali in modo da meglio comprendere l’interazione complessa tra vulnerabilità sociali esistenti, gentrificazione e la creazione di spazi verdi urbani.

 

Landschaftspark Duisburg-Nord, Latz + Partner – Duisburg-Meiderich, Germany – 1990-2002

Questi elementi sono interconnessi e si combinano per produrre diverse configurazioni di vulnerabilità ambientale in una specifica città e le sfide istituzionali alla sostenibilità urbana sono giocoforza legate alle tensioni tra gli approcci tecnici e manageriali top-down alla rigenerazione urbana e alle esigenze, le aspettative e le iniziative ambientali di tipo bottom-up o grassroots (cioè quei movimenti politici di base creatisi in modo autonomo e spontaneo all’interno di una comunità). Questo termine, che è divenuto di uso comune e non è direttamente traducibile in italiano, si richiama al concetto di spontaneità di un movimento che viene alimentato dal basso, a differenza dei movimenti politici o culturali creati e sostenuti da strutture di potere tradizionali e, quindi, alimentati dall’alto. È ampiamente riconosciuto che nelle società democratiche i processi di rigenerazione urbana dovrebbero adottare approcci di governance che coinvolgono più parti interessate, inclusi i residenti e altre comunità eventualmente coinvolte.

 

Landschaftspark Duisburg-Nord, Latz + Partner – Duisburg-Meiderich, Germany – 1990-2002

Tuttavia, troppo spesso vediamo scontri irrisolti tra ciò che le comunità locali vogliono per i loro quartieri da una parte e i piani delle amministrazioni cittadine dall’altra. Inoltre, gli interessi di investitori privati e speculatori si aggiungono al mix e ciò spesso crea blocchi a lungo termine nel processo decisionale o situazioni win-lose che poi generano scontento.

È doveroso sottolineare che la rigenerazione urbana è un modo per riorganizzare e aggiornare i luoghi esistenti piuttosto che pianificare una nuova urbanizzazione ed essa riguarda principalmente i centri urbani in fase di rigenerazione, le ex aree industriali, i quartieri più o meno vicini al centro costruiti nel periodo post-bellico e che stanno affrontando un declino a causa delle mutate condizioni ambientali e, soprattutto, sociali.

Jardin des Fonderies, ADH Architects – Nantes, Francia – 2009

I fattori alla base dell’adozione di politiche progettuali di rigenerazione urbana includono pressioni derivanti da importanti problemi economici a breve o lungo termine, deindustrializzazione, cambiamenti demografici, sottoinvestimenti, obsolescenza infrastrutturale, problemi occupazionali strutturali o ciclici, privazioni politiche, tensioni etniche o sociali, deterioramento fisico, e cambiamenti fisici nelle aree urbane. In genere, le azioni di rigenerazione urbana comportano misure di miglioramento economico, sociale e fisico/ambientale nelle aree in cui si opera e contribuiscono alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile attraverso il “riciclo” (inteso in termini di recupero) di terreni ed edifici, riducendo gli sprechi di demolizione e l’uso di nuovi materiali da costruzione, riducendo la domanda di crescita urbana periferica e facilitando l’intensificazione e la compattezza delle aree urbane esistenti. Di conseguenza, intendiamo la rigenerazione urbana sostenibile come un insieme di azioni, politiche e processi di rigenerazione all’interno di una città, che affrontano problemi tecnici, spaziali e socioeconomici interconnessi al fine di ridurre l’impatto ambientale, mitigare i rischi ambientali e migliorare la qualità dei sistemi urbani, degli stili di vita e risorse.

Ewha Women's University, Dominique Perrault Architecture - Seoul, Korea - 2004-2008

Azioni Ambientali

Le azioni ambientali nella rigenerazione urbana sono incluse in contesti economici, politici (intendendo con l’aggettivo politico sia la teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica, sia inteso nel senso di politica dei partiti), sociali, culturali e geografici complessi. In questo flusso di lavoro è da sottolineare che, per avere successo, le azioni ambientali non dovrebbero essere solo tecnicamente efficaci; devono anche rispondere a una serie di condizioni di sostenibilità che affrontino i suddetti fattori contestuali su scala locale e siano calibrate per ottenere gli impatti necessari a garantire la sostenibilità su scala globale. Inoltre, riteniamo che questa specificità debba essere presa in considerazione per valutare i successi relativi delle azioni concrete in contesti specifici, che dipendono in larga misura da differenti punti di partenza.

A questo punto è lecito domandarsi, che ruolo hanno e dovranno avere gli alberi nei processi di rigenerazione urbana?

Parque del Rio – Medellín, Colombia – © Francesco Ferrini

Gli alberi sono importanti per le persone e la risposta riguardo al futuro delle città potrebbe semplicemente essere: “Aumentare la copertura arborea!”. E gli alberi sono importanti anche per i politici. I manifesti politici recenti contengono spesso impegni volti a proteggere la quantità di alberi in aree urbane e aumentarne il numero laddove possibile. Impegni che quasi mai si traducono in vere azioni, ma spesso sono solo dei ruffiani proclami volti solo ad accattivarsi gli elettori.

Non vi è dubbio che dobbiamo incoraggiare un incremento delle piantagioni anche nel nostro paese – per contribuire a raggiungere gli obiettivi, più volte ribaditi, di riduzione dell’inquinamento, di mitigazione della temperatura, per influire sulla quantità di carbonio stoccato nel medio-lungo termine, per migliorare il benessere collettivo, ecc., e ogni albero può essere importante per il raggiungimento di tali obiettivi come parte di un rinnovato sforzo nazionale per aumentare la copertura arborea complessiva delle nostre singole città e del Paese tutto.

Per raggiungere l’obiettivo di incrementare quantitativamente, ma anche qualitativamente la percentuale di verde occorre guardare alla realtà fattuale e ai risultati di ricerche uniti a esempi pratici e cercare di persuadere tutti coloro che sono coinvolti nella pianificazione delle politiche di sviluppo territoriali e gestionali cittadine a pensare positivamente agli alberi – e a diventare i loro paladini e sostenitori. Spero anche che ciò ispiri molte persone e organizzazioni ad avere voce in capitolo e a essere coinvolte direttamente nella pianificazione del loro ambiente locale più sostenibile e, si auspica, più verde. Lo sviluppo e la crescita dello spazio in cui viviamo e lavoriamo rappresenta un’opportunità di cambiamento che non può essere posticipata per molti anni. Prendere le giuste decisioni in questi momenti cruciali può influenzare il senso del luogo, la salute e il benessere delle persone per generazioni. Per cui, dopo l’emergenza planetaria, dobbiamo alzare la posta nella rigenerazione urbana sostenibile e gli alberi devono avere un ruolo fondamentale per rendere il mondo migliore, un albero alla volta