Palazzo Pitti and the Boboli Gardens, Giusto Utens, 1599

Il rapporto fra arte e giardino è una delle tematiche più attuali e di generale interesse ai giorni nostri, ma affonda le sue radici nella storia delle trasformazioni del paesaggio. Uno dei primi problemi che si pongono a proposito del tema è quale tipo di influenza l’uno abbia avuto sull’altra o viceversa. Nel saggio Il giardino degli equivoci, Guido Giubbini pone un interessante quesito, cercando al contempo di dare una risposta, provocatoria, ma sicuramente di impatto sul pensiero altrui: Una domanda che mi viene spesso rivolta è se l’arte contemporanea ha avuto qualche influenza, sullo sviluppo del giardino. Rispondo in genere che no, non ne ha avuta affatto (Guido Giubbini,Il giardino degli equivoci. Controstoria del giardino da Babilonia alla Land Art).

Apparentemente la risposta potrebbe spiazzare, considerando il rapporto secolare fra arte e giardino, ma continuando a seguire il filo del suo ragionamento: In realtà vorrei controbattere all’interlocutore chiedendogli se secondo lui il giardino ha avuto influenza sull’arte contemporanea. L’idea che sia stata l’arte “alta”, o comunemente intesa come tale, a “influenzare” il giardino, considerato evidentemente come un’arte di seconda categoria, è una spia della scarsa considerazione di cui il giardino gode ancora oggi, nonostante sia così di moda (Ibidem).

Chi ha influenzato chi, dunque? Ovviamente la domanda non ha una risposta immediata, ed è necessario partire da un’epoca ben precedente a quella dell’arte contemporanea per chiarire alcuni concetti.

 

Possiamo immaginare il percorso seguito dall’Arte (con l’iniziale maiuscola d’ora in avanti per indicarne l’aspetto più elevato, quella categoria che comprende le arti visive per eccellenza sin dall’antichità: pittura, scultura e architettura) e dall’arte dei giardini come due linee, due percorsi diacronici che scorrono in parallelo. Qualsiasi cosa sia e sarà l’arte, essa corre parallela al susseguirsi degli eventi socioculturali, agli avvicendamenti del pensiero filosofico, alle fratture tecnico-scientifiche e geopolitiche (Angela Vettese, L’arte contemporanea. Tra mercato e nuovi linguaggi).

Troviamo infatti accertato in numerosi studi che vi sia sempre stato un rapporto fra lo “stile” di un’epoca e le arti che andavano sviluppandosi; il giardino, come l’architettura o le arti visive o tutto il resto, si evolve per conto suo (o non si evolve), all’interno del proprio linguaggio, dei propri codici, della propria tradizione, senza bisogno di imitare chicchessia o di subire influenze esterne. Pertanto si può tranquillamente affermare, almeno in linea generale, che lo stile di un’epoca si manifesta in modo indipendente nell’ambito di alcuni o di tutti i linguaggi artistici, il cui sviluppo avviene lungo linee parallele anziché ramificate o interdipendenti. […] In altre parole, ci sono dei giardini il cui stile, nel proprio ambito espressivo e nello stesso momento, corrisponde a quello di un quadro, di una scultura o di una fotografia, senza bisogno di pensare a un’influenza o a una derivazione, né in un senso né nell’altro (Guido Giubbini, Il giardino degli equivoci. Controstoria del giardino da Babilonia alla Land Art).

Engraving of the Palace and Gardens of Versailles, Abbot Delagrive, 1746

È abbastanza immediata, infatti, l’associazione fra giardino monastico, hortus conclusus e periodo Gotico, oppure giardino all’italiana e periodo rinascimentale, e di conseguenza Barocco e giardino alla francese. Possiamo parlare sì di influenza, ma non di esclusività di rapporto; infatti, ogni aspetto della società di un’epoca è influenzata dai canoni che vengono sviluppati e seguiti: nel Rinascimento, il ritorno allo studio dei classici, lo sguardo meravigliato verso la natura ed il cosmo, la centralità della figura umana, la ricerca scientifica e l’amore per la geometria, la matematica, la simmetria, furono parte di ogni aspetto artistico, partecipando allo sviluppo delle Arti come scultura, pittura, architettura, ma anche di quelle non visive come letteratura, poesia e musica, della danza e del teatro, e delle arti minori – oreficeria, arte dei giardini, produzione di tessuti, ecc. – considerate perlopiù alla stregua di artigianato.

Medesimo discorso potremmo fare a proposito di altri periodi storici, sempre tenendo presente il nostro diagramma a linee parallele. Evidentemente l’arte dei giardini è sì influenzata dall’Arte, e possiamo tracciare diversi parallelismi fra produzione artistica e progetto di giardino, ma fondamentalmente questo rapporto è legato all’inserimento decorativo di elementi artistici all’interno del giardino.

Pond of Water Lilies, Garden of Giverny, France

Il legame si esplicita solo attraverso l’applicazione dei canoni che regolano ogni produzione dell’epoca di riferimento. Possiamo indugiare in questa formazione fino alla fine del XIX secolo, quando le nostre due linee rimangono parallele, ma la scansione degli stili aumenta: non passano più secoli prima che la “moda dell’epoca” termini, le avanguardie artistiche si fanno largo ed è in atto un vero e proprio sconvolgimento intellettuale.

I canoni del passato vengono oltrepassati con decisione (ossia non vi è più quel procedere di “stile” in “stile”, in cui ogni corrente trovava solido appoggio sulla precedente), nuovi approcci all’Arte consentono di avere nuovi punti di vista anche sul giardino, e l’evoluzione del pensiero è talmente rapida che anche il progetto paesaggistico deve adeguarsi.

Siamo alle soglie dell’Arte moderna, il tumulto comincia dunque prima del 1914, e però si conclude precedentemente al dissolversi dell’impero sovietico. Se proprio occorre fissare delle date, gli inizi della grande avventura si situerebbero piuttosto nel 1905, ossia nel momento in cui si assiste in modo quasi simultaneo al fenomeno del colore “liberato” del fauvisme, alle prima esperienze di disgregazione della forma con il protocubismo, al predominio della soggettività con l’espressionismo e, infine, alla presa di coscienza, con i primi tentativi dell’astrattismo, della necessità per l’arte di fare i conti con la difficoltà di rappresentare visivamente dei fenomeni che rientrano nella sfera dell’invisibile o dell’immateriale, come dimostrano i progressi della scienza e della tecnica (Jean Clair, Breve storia dell’arte moderna).

Jardin de Rêve: Cratère en Islande - Théâtre de Verdure, Achille Duchêne and Henri Brabant, 1949

Si tratta però di un concetto che attualmente non è sempre facile da definire. Sovente vengono utilizzati i termini Modernismo, Postmodernismo, Contemporaneo: Possiamo individuare tre momenti più intensi di altri. Un primo momento fu l’epoca delle avanguardie, che nacque con il Cubismo delle Demoiselle d’Avignon di Pablo Picasso nel 1906 e procedette con il galoppante sovrapporsi di Futurismo (dal 1909), di molte forme di astrattismo (a cominciare dal 1910), di De Stijl (dal 1917), della Metafisica (dal 1917), del Dadaismo (dal 1915-1916), del Surrealismo (dal 1924) e delle molteplici forme di Realismo Magico, nonché del “ritorno all’ordine” degli anni Trenta. Il secondo momento saliente iniziò con il rinascere delle pratiche più sperimentali dal secondo dopoguerra in avanti, con una messe tale di tendenze da non poterne fare un elenco anche parziale. Il terzo momento è davanti a noi con un’identità ancora da decifrare, che si sta fondando sulla nuova maniera di costruire relazioni tra persone e tra culture (Angela Vettese, L’arte contemporanea. Tra mercato e nuovi linguaggi).

Ma quanto il Contemporaneo si è distaccato dal Postmodernismo, e quando vi è stato il passaggio fra “vecchio” e “nuovo” nell’ambito moderno? Come sempre parlando di storia e arte non è facile – per non dire deleterio – imporre una data precisa. Semplicemente adotteremo la seguente convenzione: con Modernismo intendiamo il periodo che, dal termine del XIX secolo va sino alle soglie degli anni Sessanta del XX secolo, periodo di grandi teorie e fermenti artistici; con Postmodernismo indichiamo il superamento della negazione delle forme del passato, la messa in luce di nuovi valori (e la crisi di quelle ideologie che il Modernismo portava avanti), che però si rifanno all’esistente prima della rivoluzione modernista, causata principalmente dall’accelerazione evolutiva della società moderna.

Planimetry of Pednor House, Gertrude Jekyll, Chartridge parish, England, 1919

Il termine Contemporaneo è invece più complesso, sottile nel suo significato e in ciò che davvero vuole esprimere; in ambito artistico il concetto di Contemporaneo esprime ciò che è la produzione attuale, dei nostri giorni, ma anche l’immediato passato – in molti casi si estende sino alle soglie del Postmoderno, considerando quest’ultimo come un periodo non ancora esaurito e tutt’ora attuale.

Mixed edging in Munstead Wood, Munstead Heath, England

Noi per Contemporaneo adotteremo un ambito simile, lasciando che il Postmoderno diventi effettivamente un periodo a cavallo tra gli anni Sessanta / Settanta del Novecento, e utilizzeremo il significato più aderente di Contemporaneo, ossia riferito ai nostri tempi, quelli che viviamo, (quella [l’arte] contemporanea generalmente considerata il prodotto di artisti viventi (Will Gompertz, E questa la chiami arte? 150 anni di arte moderna in un batter d’occhio),all’attualità e al recentissimo passato.

Dopo questa digressione torniamo al nostro grafico che illustra l’andamento dell’Arte e dell’arte dei giardini. Come dicevamo, da fine Ottocento fino circa agli anni Trenta del Novecento, le correnti artistiche che si sono susseguite hanno stabilito delle reciproche influenze con i giardini, un legame diretto che si esplicitò nella progettazione di vere e proprie opere d’arte verdi, ponendo l’accento sulla costruzione del giardino secondo i canoni propri di ogni corrente.

Ohara House, Richard Neutra, Silver Lake, Los Angeles, California, USA, 1959

Dopo gli anni Trenta, l’influenza principale venne emanata dall’architettura: l’estetica del tempo, unita ai precetti del funzionalismo e del minimalismo portarono a vedere il progetto di giardino come un tutt’uno con l’architettura, e si iniziò a notare quel passaggio fondamentale di inserimento dell’arte nel metodo progettuale.

Anfiteatro, Carl Theodor Sørensen, Kongens Lyngby, Danimarca, 1940

Più che di correnti artistiche si parla di progettisti e del loro modo di essere influenzati dall’arte. Periodo di grandi maestri dell’architettura e del paesaggio – Sørensen, Scarpa, Burle Marx, Porcinai, ecc. – il Modernismo è di diritto diventato il periodo di riferimento per lo studio e la progettazione anche del giardino contemporaneo. A partire dagli anni Settanta il nostro grafico inizia a mutare sensibilmente. Da una parte l’Arte non ha più un andamento lineare.

Questa sequenza si concluderebbe verso il 1968, segnato dalla grande rivolta libertaria che si scatena in Francia, in Europa ma anche negli Stati Uniti, con le imponenti manifestazioni contro la guerra del Vietnam e i movimenti dei neri e del Women’s Lib. Avviene allora il passaggio ad una nuova dimensione dell’opera d’arte, che negli anni Settanta non ha più granché in comune con ciò che si era abituati a considerare tale: un oggetto più o meno ben costruito, plasmato, dipinto, che obbedisce nella sua fattura a un complesso di regole volte ad assicurargli una certa perennità nel tempo e a testimoniare un progetto spirituale. Le azioni, lo happening, l’opera effimera o destinata ad autodistruggersi, le creazioni d’arte ambientale, le “installazioni”, il multimediale ecc. non sono fatti per durare, tanto meno per aspirare a una relativa  eternità (Jean Clair, Breve storia dell’arte moderna).

Non esistono più grandi movimenti, alcuni artisti si rifanno a correnti moderne continuandone il cammino, altri le reinterpretano e danno origine a filoni discordanti; le modalità ed i mezzi con i quali l’arte può esprimersi diventano infiniti grazie all’avvento della tecnologia e del digitale; l’opera d’arte non è più soltanto un “pezzo d’artista” esponibile in un museo, sempre disponibile nei secoli e oggetto quasi di venerazione, l’opera perde materialità, diventa effimera, realizzata con materiali destinati al naturale disfacimento; diventa performance, atto di puro movimento in contesti variabili; l’opera è anche la volontà di cambiamento, la denuncia sociale attraverso il minimo sforzo o l’assenza di materia.

Displaced/Replaced Mass, Michael Heizer, Silver Springs, Nevada, USA, 1969

La nostra linea dell’Arte si divide in molteplici ramificazioni; alcune si troncano velocemente, altre continuano a dividersi, e vanno ad incidere sulla linea dell’arte dei giardini, la incontrano e di nuovo si dividono. Nasce l’Arte Ambientale, la Land Art, e nascono i musei a cielo aperto, le performance nei giardini, la Street Art.

Spiral Jetty, Robert Smithson, Great Salt Lake, Rozel Point, Utah 1970 – © Nancy Holt, 1995

Non possiamo propriamente parlare di progetto di paesaggio, ma si può tuttavia affermare l’attuale esistenza di un continuum di mediazioni fra l’arte, da un lato, e il paesaggio e la progettazione di giardini dall’altro (Monique Mosser, e Georges Teyssot, L’architettura dei giardini d’Occidente. Dal Rinascimento al Novecento), poiché, se è vero che attraverso i secoli l’Arte e lo stile che essa ha sempre condotto hanno influenzato il giardino, ora è il giardino, il paesaggio ad esercitare il suo influsso sull’arte.

Arte che viene esposta all’aperto, arte creata esattamente e soltanto per un determinato contesto naturale, arte che si fa esattamente paesaggio e modella la terra. Nel contempo il progetto di giardino, che possiamo di diritto chiamare contemporaneo, ha integrato il metodo artistico nel processo progettuale, non più come forma estetica, decorativa o esclusivamente funzionale, ma come profonda integrazione con quello che è il processo creativo, come strumento di trasformazione dei luoghi e loro resa all’individuo, che in essi riconosce sé stesso e si ritrova, riappropriandosi di quella identità soverchiata da una società globalizzata e spersonalizzante.

Questi sono i contesti in cui si muovono gli attori principali, Arte e giardino, ma le loro interazioni possono anche essere ben più complesse, e per chiudere il discorso aperto con le parole di Giubbini, sempre da queste sue: Questa premessa, ovviamente, ha valore soprattutto di principio: la realtà è molto più variegata. Vi sono esempi di influenza dell’arte contemporanea sul giardino, e, viceversa, del giardino sull’arte contemporanea, casi in cui l’arte contemporanea assume valenza paesistica e casi in cui, pur avendola non determina le caratteristiche né del giardino né del paesaggio, e ovviamente una quantità di esempi in cui il giardino e arte contemporanea si trovano su posizioni simili restando tra loro indipendenti (Guido Giubbini, Il giardino degli equivoci. Controstoria del giardino da Babilonia alla Land Art).

Third Paradise - The Trench of Peace, Michelangelo Pistoletto, Arte Sella, Borgo Valsugana, Italy, 2017

E proprio questa varietà di possibili interrelazioni fra arte e giardino ci porta ad affermare che fra di esse esiste una compatibilità multiforme, e la loro malleabilità può esprimersi in opere non soltanto esteticamente apprezzabili, ma di grande respiro culturale e sociale.